I colori del vento,
dal punk all’astrattismo gestuale
Bisogna saper resistere alla tentazione di associare il titolo scelto per questa selezione di lavori pittorici eseguiti tra il 2018 e il 2022, alle singole opere. Il vento prima di tutto non ha colori, per cui potrebbe sembrare un controsenso, ma come potrete notare voi stessi una volta che vi trovate davanti al quadro non si tratta di licenza poetica ma di un invito alla comprensione.
I riferimenti dell’artista sono quelli della scuola degli artisti americani degli anni 50-70, da Rauschenberg a Pollock e, qualche decennio più tardi anche Basquiat. Sono artisti che associano la loro arte ad una forma di rivoluzione. Rivoluzione più rivolta a sé stessi che non verso gli altri, una cura da tutte le tensioni che accumuliamo in questa vita sempre più veloce e stressante; un modo di riconciliarsi con il mondo.
Andrea Fraschina, o se preferite Art By Frask come campeggia sulla sua pagina web, quindi non dipinge, crea, o meglio ricrea sulle sue tele un mondo interiore che sfugge dal controllo del cervello e diventa gesto artistico. I materiali utilizzati sono colori acrilici, colla e cartone che sulla tela diventano paesaggi, umori, sensazioni e ricordi. Il vento diventa brezza primaverile o annuncio di tempesta. Ripetiamo gli stessi gesti dei nostri genitori, dei nostri fratelli da milioni di anni. Che lo scopo della vita sia quello di ripetere questi gesti all’infinito? E che il nostro corpo sia solo strumento di generazione del gesto? Siamo noi a pensare o siamo pensati da un entità superiore? L’arte è la parte divina che interrompe la routine del quotidiano e spezza l’automatismo convenzionale e, come il vento passa attraverso tutti i nostri meccanismi di difesa. Quel che resta lo vedete appeso alle pareti di questo spazio espositivo. Spazio in cui avviene anche altro, quell’altro che è proprio routine, ordine e precisione.
In questa mostra abbiamo aggiunto un altro livello di comprensione e comunicazione. Alcune tele (Alpha, Beta e Atmosfere) sono state dotate di una nuova tecnologia Native Digital. Una manciata di microchip di meno di un mm di diametro. Una tecnologia che ci permette di creare un DNA all’interno dell’opera stessa. Questi microcomponenti di ceramica e silicio ci permettono di inserire nell’opera tutte le informazioni che desideriamo siano parte integrante del lavoro dell’artista. Attraverso un codice QR si potrà avere accesso a queste informazioni e acquisire l’opera stessa. In questo modo l’accesso e la fruizione della mostra verrà ampliata, e le opere tokenizzate saranno visibili e acquistabili da ogni dove. La tecnologia a supporto dell’arte e di tutto quello che l’arte comunica e trasmette. Un ponte che avvicina finalmente l’opera fisica e il suo specchio virtuale.
Stefano Pesce